Come criticare senza ferire i sentimenti dell’altro.
La critica è sacrosanta, perché smuove il mondo e ci fa crescere, tuttavia può capitare che a seguito di un’osservazione mal formulata la persona interessata si stizzisca e reagisca in malo modo.
Partiamo dal presupposto che la mappa del mondo che ognuno di noi ha non rappresenta tutto il territorio del mondo. Tradotto, la mia verità del mondo è incompleta e convive con i punti di vista di tutti gli altri abitanti della terra, anch’essi portatori della loro porzione di verità, che nasce dalla soggettiva interpretazione della oggettiva realtà del mondo. Pertanto ognuno di noi pensa di essere nel suo giusto e si comporta come tale. Appurato questo io ho bisogno di essere stimolato attraverso la critica e a mia volta di criticare il mio partner, i miei figli, i miei colleghi di lavoro, i miei collaboratori, i miei studenti e così via. Per costruire una buona critica senza ferire i sentimenti delle persone occorre: evitare i MAI e i SEMPRE e tutti gli avverbi che generalizzano; mai criticare con etichette l’ESSERE della persona come “sei uno stupido, sei un buono a nulla, sei inaffidabile, sei un egoista, ecc…” (alcune critiche sono più o meno distruttive se rivolte ad un uomo o ad una donna).
La critica, per essere costruttiva, deve focalizzarsi sull’evento specifico circoscritto anche in termini di tempo, su ciò che è stato fatto o non fatto. “Stamattina hai fatto una stupidaggine” suona diverso da “Sei stupido”; “ti comporti in modo distratto” è diverso da “sei distratto”.
Uno strumento molto utile in tal senso è la comunicazione del “feedback a panino” che prevede 3 fasi: 1) è la parte introduttiva, la prima fetta morbida del pane, che sottolinea gli aspetti positivi di ciò che è stato fatto;
2) è la più corposa e nutriente che evidenzia gli aspetti che possono/devono essere migliorati, conferendo valore in ottica futura sia al lavoro che alla persona;
3) è l’altra fetta morbida del pane, che contiene le modalità con cui si può migliorare e crescere ciò che è stato indicato nel punto due.
Una critica formulata in questo modo è una critica assertiva, non violenta, è una critica che indossa le orecchie della giraffa, ed è nutriente e gustosa come un hamburger bello carico!
Buona critica a tutti!
Amore e dintorni
Innamorarsi…e poi? Quello che si faceva da fidanzati o innamorati non vale nel dopo.
Decidere di amarsi è una scelta che va rinnovata quotidianamente sia nel sentire che nell’agire, e questa libera scelta deve essere agita attraverso un continuo donarsi all’altro, per alimentare il serbatoio emotivo della coppia. “Ti amo perché voglio che tu sia felice”.
Tuttavia può capitare che, nonostante l’impegno profuso in tal senso, ci sentiamo non capiti, non riconosciuti, non valorizzati, non apprezzati dal nostro partner. A volte sembra che si parli due lingue diverse e questo non comprendersi provoca allontanamento, raffreddamento e una relazione che tende al conflittuale.
Il fatto è che se diciamo “ti amo” in una lingua che il nostro partner non comprende, lui o lei non capirà affatto che stiamo esprimendo amore.
Gary Chapman ha individuato cinque linguaggi emozionali dell’amore attraverso i quali le persone esprimono e ricevono amore. Ogni individuo predilige un linguaggio principale e a scalare tutti gli altri. Nel momento in cui diventiamo consapevoli sia della nostra modalità di donare amore, che del linguaggio del nostro partner, la comunicazione migliorerà a vantaggio di Lui, di Lei e del buon futuro della Coppia.
1. Parole di rassicurazione
Una delle necessità più profonde degli esseri umani è quella di sentirsi apprezzati. Parole costruttive creano apertura, infondono fiducia e allontanano l’insicurezza.
- complimenti verbali
- Parole di incoraggiamento
- Parole gentili
- Parole umili
2. Momenti speciali
- Stare insieme: fare qualcosa insieme e prestare piena attenzione all’altra persona, da non confondere con la vicinanza fisica
- Conversazione di qualità: si condividono esperienze, pensieri, sentimenti e desideri in un clima amichevole. È incentrata sull’ascolto attivo, a differenza delle parole di rassicurazione, che riguardano ciò che diciamo.
- Attività speciali: l’attenzione è posta non su cosa si fa ma sulla motivazione, che è di compiere un’esperienza insieme: “sto a cuore al mio partner”
Un dono è qualcosa che possiamo tenere in mano e dire: “chi me l’ha offerto ha pensato a me”.
- Dono di se stessi
4. Gesti di servizio
Disponibilità a compiere qualcosa per il nostro partner, che sappiamo lui apprezza: dal cucinare, preparare la tavola, pulire casa, pulire l’auto, al fare la spesa, tagliare l’erba, ecc…
Nei gesti di servizio possono emergere i ruoli stereotipati di marito e moglie, padre e madre. Quando necessario, è bene uscire da questi stereotipi, abbandonare le pretese ed ascoltare le richieste.
5. Contatto fisico
Il contatto fisico è un modo per comunicare amore a livello emozionale, soprattutto con i bambini: tenersi per mano, baciarsi, abbracciarsi, avere rapporti sessuali.
Possiamo scoprire il nostro linguaggio d’amore principale ponendoci alcune domande:
1. Quali azioni o carenze del nostro partner ci feriscono profondamente?
Il contrario di ciò che ci ferisce di più è probabilmente il nostro linguaggio d’amore
2. Che cosa abbiamo domandato più spesso al nostro coniuge?
Probabilmente ciò che abbiamo domandato più spesso ci fa sentire più amati
3. In che modo esprimiamo abitualmente amore al nostro coniuge?
Il nostro modo di esprimere amore potrebbe anche indicare il modo che ci fa sentire amati